Una commedia tra risate e riflessioni e Paolo Caiazzo conquista il Teatro Cilea
di Ezio Micillo
È andato in scena, al Teatro Cilea di Napoli, “Una visita inaspettata”, il nuovo spettacolo scritto e interpretato da Paolo Caiazzo, che ancora una volta dimostra la sua capacità di fondere comicità e introspezione sociale in un mix irresistibile di ironia e umanità. La platea, gremita e partecipe, ha accolto con entusiasmo questa pièce che fa ridere, ma anche pensare.



Caiazzo, nei panni di Ferruccio, regala una performance brillante, capace di passare dalla comicità più leggera a momenti di grande intensità emotiva. Un imprenditore del Sud Italia profondamente convinto della propria integrità morale nasconde la sua “deviazione”, una dichiarata simpatia per Diabolik, simbolo del ladro affascinante e geniale, forse l’unica ombra in un’esistenza che Ferruccio ritiene limpida. Lo spettacolo è un perfetto equilibrio tra ritmo comico e profondità tematica. Le battute, spesso pungenti, non sono mai fini a sé stesse, ma servono a scavare nelle dinamiche familiari e sociali di un’Italia dove il confine tra etica e opportunismo è sempre più labile.



Ma sarà davvero così?
In una casa dove la stabilità è solo apparente, si muovono personaggi esilaranti e al tempo stesso emblematici di tante contraddizioni della società contemporanea. Il cast che lo accompagna è affiatato e ben diretto, e ogni personaggio – per quanto caricaturale – ha un suo spessore.
La scenografia, semplice ma efficace, ricrea un ambiente domestico borghese dove si consuma, tra risate e colpi di scena, il dramma sottile dell’autoinganno. La regia accompagna con discrezione e intelligenza l’evoluzione della storia, lasciando spazio ai dialoghi e alla forza dei personaggi. Nell’ordine, Maria Bolignano la moglie arrivista, più interessata alle apparenze e alle scalate sociali che ai valori familiari; la sorella fragile, rimasta prigioniera di un trauma infantile mai davvero superato; il figlio eternamente immaturo, incapace di prendere in mano la propria vita, e un commercialista ambiguo, amante della moglie, e troppo “amico” per essere solo un consulente.



Un insieme di attori bravi e padroni del palcoscenico che rendono piacevole lo spettacolo con battute a raffica.
Il titolo “Una visita inaspettata” suggerisce il motore scatenante della vicenda: un evento improvviso, una persona inattesa, che costringerà il protagonista Ferruccio a rivedere le sue convinzioni, mettendo a nudo le ipocrisie e le ambiguità che si nascondono sotto il velo della rispettabilità.
- Paolo, cosa ti ha spinto a portare in scena questo tuo ennesimo capolavoro di ironia e comicità ?
- Questo è uno spettacolo molto particolare perché ha una sua originalità, mette in risalto il dissidio tra il bene ed il male, che in una commedia non viene quasi mai trattato. Ma il vero segreto è quello di dichiarare il fascino del male, l’attrazione del diavolo, la propensione e la curiosità morbosa per i personaggi crudeli. Questa frase tocca un tema profondo e complesso, quello della fascinazione per il male e le sue manifestazioni, che spesso sembra avere un’attrattiva particolare per molti. L’idea che l’uomo possa essere attratto dal “diavolo” o dal “male” non è una novità: la letteratura, la filosofia, la psicologia e anche la religione hanno esplorato questo aspetto innumerevoli volte. C’è una sorta di mistero legato al proibito, a ciò che è oscuro o maligno, che può affascinare in modo perverso. Potrebbe esserci una connessione con il desiderio umano di esplorare i propri limiti, di affrontare il lato oscuro della natura umana. Molti autori e pensatori, da Baudelaire a Nietzsche, hanno trattato questo argomento, mettendo in luce la tensione tra bene e male, ordine e disordine, luce e tenebra. Nella commedia ho cercato di rappresentare questo lato del male con il personaggio di Ferruccio, fan di Diabolik, il ladro per eccellenza, l’antieroe per eccellenza. La sua figura è rimasta una delle icone più riconosciute, mentre l’ispettore Ginko, pur essendo un personaggio fondamentale nelle storie, non ha lo stesso livello di notorietà. Questo fenomeno potrebbe essere visto come un riflesso di quella stessa fascinazione per il lato oscuro di cui parlavamo prima.



- Ma questo paradosso tra comportamento “etico” e immoralità è ciò che rende il personaggio così interessante e complesso?
- Esattamente! Diabolik incarna un paradosso affascinante proprio in questo: è un criminale, ma allo stesso tempo segue un codice d’onore che, seppur deviato, ha una sua coerenza. Da un lato, Ferruccio compie azioni che sono moralmente inaccettabili: rubare, ingannare, manipolare. Tuttavia, il suo comportamento è mosso da un codice che, in alcuni casi, potrebbe sembrare più “onorevole” di quello di molti personaggi che si definiscono “buoni”. Non uccide innocenti, non infligge sofferenze gratuite e, in alcune storie, agisce anche per difendere i più deboli o per combattere contro un sistema corrotto. Il suo agire è motivato da una sorta di giustizia personale, che lo pone al di fuori della legge ma anche al di fuori di una moralità convenzionale.


- Il titolo è intrigante, chi è questa ‘Visita Inaspettata’ e perché è inaspettata e quanto c’è di autobiografico nello spettacolo?
- La parte biografica nella commedia è da associare a fatti che mi sono occorsi personalmente, mi sono ritrovato coinvolto in polemiche e questioni che hanno minato la mia personalità e senza che ne sapessi nulla. Ciò, può accadere nel corso della vita di ognuno, ed io ho voluto riproporre le stesse sensazioni allo spettatore per offrire uno spunto di riflessione sulle ingiustizie che spesso possono essere causa di tragedie. Naturalmente la chiave ironica e comica della commedia da un senso di leggerezza garantendo risate continue. E la visita inaspettata, senza spoilerare, diventa il segreto tutto da scoprire. Il povero Ferruccio, una persona apparentemente onesta, ignara di tutto, dovrà affrontare le accuse per aver occultato allo stato 10 milioni di euro sul proprio conto corrente. Insomma ne vedrete delle belle.



Con intelligenza e ironia, Paolo Caiazzo invita a guardarsi dentro e a chiedersi se davvero siamo così morali come crediamo.
Dal 24 al 27 aprile al teatro Cilea sarà un appuntamento da non perdere per chi ama il teatro che fa ridere… con cervello.
© Ezio Micillo, giornalista e fotoreporter