ZIO VANJA
di Anton Čechov

ZIO VANJA
di Anton Čechov

comunicato stampa

Da martedì 23 a domenica 28 aprile al Teatro Mercadante

in scena lo spettacolo
ZIO VANJA
di Anton Čechov

seconda tappa del PROGETTO ČECHOV
firmato dal regista Leonardo Lidi
su produzione del Teatro Stabile dell’Umbria

in coproduzione con il Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale

e con Spoleto Festival dei Due Mondi.
ZIO VANJA è interpretato da

Giordano Agrusta, Maurizio Cardillo, Ilaria Falini
Angela Malfitano, Francesca Mazza, Mario Pirrello, Tino Rossi

Massimiliano Speziani, Giuliana Vigogna
Tra amori infelici e vite mai pienamente vissute,

Leonardo Lidi continua il suo viaggio verso il senso più profondo del teatro,

cogliendo nella semplicità la sua forza narrativa

Dopo l’acclamata versione de Il gabbiano, prima tappa del Progetto Čechov – una
produzione del Teatro Stabile dell’Umbria in coproduzione con il Teatro Stabile di
Torino–Teatro Nazionale e con Spoleto Festival dei Due Mondi, varata nel 2022 –
approda al Teatro Mercadante di Napoli da martedì 23 a domenica 28 aprile lo
spettacolo Zio Vanja, secondo testo del grande scrittore russo col quale il regista
Leonardo Lidi prosegue il suo viaggio tra i capolavori teatrali del drammaturgo che
giungerà a compimento quest’anno con la messa in scena de Il Giardino dei ciliegi.
Nelle scene e le luci di Nicolas Bovey, i costumi di Aurora Damanti e il suono di Franco
Visioli, interpreti dello spettacolo sono: Giordano Agrusta, Maurizio Cardillo, Ilaria
Falini, Angela Malfitano, Francesca Mazza, Mario Pirrello, Tino Rossi, Massimiliano
Speziani, Giuliana Vigogna.
Con questo progetto Leonardo Lidi si confronta con il suo autore preferito, nel quale ha
sentito la possibilità di tornare al senso pratico del teatro, deviando gli intellettualismi e
scegliendo la semplicità: «Čechov può arrivare a tutti senza retorica – commenta infatti Lidi
– e può davvero far innamorare le nuove generazioni al teatro. Quando ho iniziato il mio
lavoro come coordinatore della Scuola del Teatro Stabile di Torino mi sono accorto che
l’autore più immediato, quello che tutti i ragazzi sentono sempre e comunque vicino, dai
provini al tavolino, resta lui. Čechov non ha bisogno di essere spiegato o contestualizzato
perché lavora con generosità ed empatia per il suo lettore/spettatore/attore».
«Questa seconda tappa del Progetto Čechov – prosegue il regista – abbandona il gioco e
si imbruttisce col tempo. Spazza via i contadini che citano Dante a memoria, per
consentire un abuso edilizio ambizioso e muscolare. C’era un grande prato verde dove

nascono speranze e noi ci abbiamo costruito una casa asfissiante con troppe inutili stanze
a occupare ogni spazio vitale. Avevamo sfumature e ora c’è un chirurgico bianco e nero
che strizza l’occhio allo spettatore intelligente. Avevamo donne e uomini che cercavano la
vita attraverso l’amore, ma abbiamo preferito prenderne le distanze».
Note di regia
«C’eravamo tanto amati. C’è stato un tempo dove questa strana famiglia non era poi così
strana. I ruoli erano ben distribuiti, con credibilità e senza eccessi, e ogni personaggio
poteva considerarsi utile allo spettacolo del quotidiano. Ognuno al proprio posto, con
ordine e naturalezza. Chi indossava il costume dell’intellettuale, ad esempio, era da
considerarsi metafora di speranza futura ed era opportuno riservare ad esso amore e
gratitudine come ad un eroico e fascinoso cavaliere. Era lecito che una bella e gentile
ragazza si invaghisse del proprio professore ed era altrettanto plausibile che la famiglia
della giovine tutelasse il sapiente uomo come un animale in via d’estinzione. E così Vera si
sposa con Aleksandr, lo porta a Casa e la storia comincia. Gli abitanti del pianeta Čechov
si animano, trovano una dimensione adeguata alla propria formazione, tutti remano nella
medesima direzione e la possibilità di una Russia efficace e vincente smette di essere un
miraggio e si tramuta in un concreto e reale domani. In una dimensione dove l’uomo è
artefice del proprio destino la felicità potrebbe trovare il giusto spazio. Ma Vera muore e
tutto cambia. La speranza si spegne e chi prova a ricominciare suona ridicolo nel suo
tentare. Il cuore si tinge di nero e questa possibile colorata commedia diventa una
dissacrante e continuata risata isterica ad un funerale. L’idea di un paese guidato dai suoi
pensatori è sepolta e noi non possiamo che fare i conti partendo da questo inesorabile
dato di fatto. Questa casa è culturalmente morta, amici miei. È governata da ignoranti e da
sterili ideologie. Ce lo ricorda lo Zio, quel buffone vestito male che palpa con gli occhi le
nostre fidanzatine e aspetta le riunioni di famiglia per alzare il gomito e sbatterci in faccia
la nostra condizione perennemente umiliante. Inutile lavorare, inutile impegnarsi, inutile
studiare. Dice, lo zio. Meglio aspettare un reddito senza sudare, meglio lamentarsi di chi
ha distrutto il talento. E allora che questa strana famiglia cantata da Čechov abbia la faccia
di Gaber. La sua maschera irriverente. O meglio ancora di Freak Antoni. Che sia stonata e
sgrammaticata. Sconfitta dai propri fantasmi. Ripugnante e fastidiosa. Con l’alito cattivo.
Più alta del crocchiare di una gallina ad un comizio, più profonda del raglio di un asino
messo a pilotare un aereo che si sta per schiantare. Che prenda in giro chi si nasconde
dietro ai progetti perché spaventato e che faccia tanti e tanti e sentitissimi applausi a chi
crede che Zio Vanja sia un testo attuale perché parla di alberi. Avete costruito un focolare
tanto stupido che preferisco congelare al sincero freddo della mia solitudine, lasciatemi
fuori, escluso come il cane di Rino Gaetano! Prendetevi le ghiande e lasciatemi le ali. In
questa cosa/casa non ci voglio neanche entrare – ma siate pazienti, l’anno prossimo la
vendiamo per davvero! “Non è nulla bambina mia, le oche starnazzano per un po’ e poi si
calmano… Starnazzano per un po’ e poi si calmano”».

Leonardo Lidi

Teatro Mercadante
23 > 28 aprile 2024
ZIO VANJA
PROGETTO ČECHOV – seconda tappa
regia Leonardo Lidi
con Giordano Agrusta, Maurizio Cardillo, Ilaria Falini, Angela Malfitano
Francesca Mazza, Mario Pirrello, Tino Rossi, Massimiliano Speziani
Giuliana Vigogna

scene e luci Nicolas Bovey
costumi Aurora Damanti
suono Franco Visioli
assistente alla regia Alba Porto
produzione Teatro Stabile dell’Umbria, in coproduzione con Teatro Stabile di Torino –
Teatro Nazionale, e con Spoleto Festival dei Due Mondi
Durata: 1 ora e 45 minuti (atto unico)

Personaggi e Interpreti:
Giordano Agrusta – IL’JA IL’IC TELEGIN, proprietario terriero
Maurizio Cardillo – ALEKSANDR VLADIMIROVJC SEREBRJAKOV,
professore in pensione
Ilaria Falini – ELENA ANDREEVNA, sua moglie
Angela Malfitano – MARIJA VASIL’EVNA VOJNICKAJA, madre di Vanja
Francesca Mazza – MARINA, vecchia njanja
Mario Pirrello – MICHAIL L’VOVIC ASTROV, medico
Tino Rossi – guardiano
Massimiliano Speziani – IVAN PETROVIC VOJNICKIJ (VANJA),
figlio di Marija Vasil’evna Vojnickaja
Giuliana Vigogna – SOF’JA ALEKSANDROVNA (SONJA),
figlia di primo letto del professore

Calendario delle rappresentazioni
23/04/2024 ore 21.00 | 24/04 ore 17.00 | 25/04 ore 17.00 | 26/04 ore 21.00
27/04 ore 19.00 | 28/04 ore 18.00
Info: www. teatrodinapoli.it
Biglietteria: tel. 081.5513396 | e-mail: biglietteria@ teatrodinapoli.it

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