CONVEGNO SULL’ESTETICAALLA FONDAZIONE
MONDRAGONE
di Laura Caico

L’insostenibile peso della Bellezza. Averla, averne poca,
non averne affatto, volerne sempre di più, sono i nodi
cruciali intorno a cui si sviluppa il fenomeno del body
shaming esaminato in modo approfondito nel corso
dell’interessante e attualissimo convegno “Etica ed
estetica nella moda: cerco un altro corpo” a cura di
MO.DE.C. (Moda Design Regione Campania) svoltosi
presso la Fondazione Mondragone Museo della Moda,
presieduta dall’Avv. Maria D’Elia – che ne è anche
amministratore unico – a chiusura della prima edizione
del DE_MI Design Events Mediterranean Identity: fra i
relatori – egregiamente coordinati dalla giornalista Santa
Di Salvo, moderatrice dell’evento – la fashion designer
Pina Pirozzi, il fashion e graphic designer Enzo Della
Valle, la Professoressa Patrizia Ranzo del Dipartimento di
Architettura e Disegno Industriale dell’Università Luigi
Vanvitelli, il filosofo Nino Daniele Presidente premio
Nazionale Amato Lamberti, il chirurgo plastico Giuseppe
Sito, la psicoterapeuta e scrittrice Maria Rita Parsi
Presidente della Fondazione Movimento Bambino,
Orazio Abbamonte presidente Fondazione Banco Napoli,
l’assessore alle Attività Produttive della Regione
Campania Antonio Marchiello, la show woman Valeria
Marini, Carlo Palmieri Vice Presidente Sistema Moda
Italia.
Fra i temi trattati – nei vari settori dimoda, filosofia,
psicologia e spettacolo – prevalgono l’estetica

dell’immagine e la bellezza dell’individuale, il corpo
quale scenario dell’anima,la Dinamica della perfezione, il
Body shaming nella moda (argomento particolarmente
avvincente data la location ospitante): con il supporto di
slides e spezzoni di film e interviste, il tema della
bellezza è stato esaminato anche nei suoi risvolti più
reconditi e nell’impatto che l’aspetto fisico ha nella vita
di chi si pone sotto l’impietosa lente d’ingrandimento dei
social, sempre più accaniti nel sottolineare inestetismi e
imperfezioni, creando disagi, angoscia, disperazione e
risoluzioni estreme, soprattutto fra i giovanissimi.
Il body shaming, infatti, nato dalle propaggini più
deleterie di Internet, moltiplica all’infinito il suo effetto di
umiliazione e denigrazione dei soggetti presi di mira: il
cyberbullismo incentrato sulla fisicità entra nel loro
privato, nel mondo della scuola, dello sport, delle
relazioni sociali, devastando le personalità più fragili,
distruggendone il sé identitario, l’autostima, la
sicurezza. I media, dal canto loro, contribuiscono non
poco diffondendo ed esaltando modelli fasulli di
riferimento con corpi palestrati o rifatti, continuamente in
mostra per esigenze di marketing, per veicolare meglio la
vendita dei prodotti più disparati che – nella maggioranza
dei casi – nulla hanno a che vedere con il corpo umano,
esposto come surplus di “oggetto del desiderio”.
Il mondo della moda – incentrato su canoni estetici –
viene spesso messo sotto accusa per via delle silhouette
femminili filiformi che affollano le passerelle (profili
corporei irraggiungibili dalla massa della clientela): il
fashion è destinato a far sempre discutere quando sorgono
disturbi alimentari, quando si parla di corpi, bellezza,

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fisicità anche se, ultimamente, vari stilisti hanno scelto
indossatrici curvy, battendosi contro il diktat della
snellezza eccessiva, per sdoganare le forme dei corpi,
dando loro la possibilita’ di liberarsi dall’ossessivo
mantra della magrezza e di riacquistare la normalità che
si riscontra nella vita reale.

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