GLEIJESES SI CONFRONTA CON IL MITO
Di Laura Caico
Una “questione di famiglia”. La pièce “Uomo e Galantuomo” di Eduardo de Filippo – una sequenza di episodi comici di stampo scarpettiano – è sempre più un esercizio di bravura tramandato di padre in figlio dato che è stata rappresentata sia da alcuni dei membri più influenti della famiglia De Filippo che dalla famiglia Gleijeses, attualmente in scena fino a domenica 19 al Teatro Augusteo: apparentemente immutabile nel tempo e nello spazio, quest’opera non si presenta invecchiata ma decisamente aperta a guizzi di innovazione, un gioiello di comicità che si riallaccia al teatro di Feydeau con equivoci, fraintendimenti, improvvisi cambiamenti di situazioni, loschi traffici, sfacciate bugie ed espedienti messi in opera dagli attori della scalcagnata compagnia teatrale L’Eclettica – ospiti a carico del ricco e giovane Alberto De Stefano in un alberghetto nella località balneare di Bagnoli. Artisti di una volta, poveri e sfortunati, che cercano ogni modo per poter sopravvivere e continuare a esprimere il loro talento sia pure in situazioni difficili, in teatri di provincia, in trasferte al limite del surreale: la commedia si svolge in due tempi in cui il protagonista – capocomico di una mal assortita compagnia di “guitti” – deve trovare il modo per sbarcare il lunario e poter lavorare, destreggiandosi fra mille problemi e situazioni paradossali. In scena il caleidoscopico Geppy Gleijeses con l’altrettanto convincente figlio Lorenzo Gleijeses, il fantastico Ernesto Mahieux, Roberta Lucca, Ciro Capano, Matilde Bozzi, Patrizia Spinosi, Irene Grasso, Gino Curcione, Salvatore Felaco, tutti molto bravi (e applauditi anche a scena aperta), brillantemente diretti dal regista Armando Pugliese

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