IL MIO FILM SU ANNA MAGNANI DEDICATO A GRANDE GORNALISTA ANDREA PURGATORI
di Carla Cavicchini:
E’ un fiume in piena l’attrice Monica Guerritore mentre al “Cinema Teatro La Compagnia” di Firenze racconta ‘Anna’, film su Anna Magnani da lei diretto ed interpretato, ‘tirandone’ fuori l’essenza più vera.
“Per tre anni ho cercato di coinvolgere persone del settore – spiega – nel portare tale pellicola sul grande schermo riscontrando …ahimè, alta ritrosia in merito. Ed io ad insistere ed insistere ancora ‘forte’ dei miei 50 anni di esperienza che…poco contava! Tuttavia ci siamo riusciti ed eccoci qua anche nel far rivivere nomi del gotha cinematografico quale anche Suso Cecchi D’Amico, grande sceneggiatrice nonchè donna di grande ‘potenza’, molto, molto amica di Anna Magnani. Di conseguenza ho combattuto, sì, e molto! in un mondo ove maschilismo e paternalismo, continuano ad affacciarsi prepotenti verso la fragilità femminile che tanta fatica fa ad emergere!
Già Oriana Fallaci aveva visto giusto: – prosegue – “L’esperienza conta!” lasciando capire la sua grande statura. Pertanto, diciamolo, bisogna ritornare al professionismo pensando perché no? in grande, magari con un bel premio per questo film in cui ho messo tutta me stessa!”
Sorride ed ancor più applaude il foltissimo pubblico presente mentre l’attraente attrice dalla bella voce suadente e carezzevole, ricorda l’intensa vita della Magnani tirandone fuori quel vissuto di grande ricchezza interiore.
“Dando colore, carne e corpo a tale figura, che, quasi come una vampira, succhiava la notte alla ricerca degli amatissimi gatti che a frotte accorrevano per saziarsi!”
E’ il momento dei ringraziamenti.
“Ad Andrea Purgatori, soprattutto, grandissimo giornalista vitale in questo percorso, aiutandomi moltissimo. Ecco allora che il film è dedicato a lui ed a Roberto Zaccaria, mio marito, di buona esperienza Rai. Difficoltà? Non poche nel trovare i fondi per la realizzazione, tuttavia ci siamo riusciti e questo è bellissimo.”
Entriamo adesso nel vivo di questo film che racconta la vicenda umana di Anna, donna impetuosa ed esilarante mentre il mondo del cinema le ruotava attorno.
Quello di Cinecittà, le liti con i registi, ed ancora i tradimenti, ed il figlio. Un racconto intimo e potente che, tramite la visione dell’autrice – interprete, rompe l’immagine tramandata d’icona, cogliendone il segreto nascosto, la storia personale tenuta al riparo, diventando racconto universale di un’avventura intrisa di grande umanità.
La vediamo vagare la notte per vicoli e piazze romane nel bel mezzo di qualche prostituta che le sorride, tutta intenta, accucciata, nel dar da mangiare agli amatissimi gatti.
“Gli animali sì, che non ti tradiscono!”
Ed eccola ancora incredula in quel marzo datato 1956, mentre per “La rosa tatuata”, apprende d’aver vinto l’Oscar in America. Ed ancora emozione pura, altissima, nel rivedere in veste black-white , il funerale di quel settembre 1973 di quella signora bruna dagli occhi di fuoco, forte come una roccia e tenera come un passerotto, mentre la sterminata folla attorno, non smetteva di commuoversi applaudendo.“
Il finale?
“Non voglio fare un grande film, non voglio stupire con effetti speciali. Io l’interprete voglio incarnarla poiché possa tornare a vivere e farci sentire che cosa ha passato.”
Firmato Monica Guerritore.
Più tardi, disponibilissima, si concede a noi raccontando:
“Sembrava semplice realizzare tutto questo poiché non esiste un film al mondo su Anna Magnani. Ve ne sono sui suoi lavori, sulle sue opere d’arte e suoi film, ma non su lei proprio, lei come donna e di come ha superato le tantissime difficoltà avute.
Proprio tali difficoltà, tradimenti e fatica d’essere donna, all’interno del mondo del cinema, col talento che possedeva. In un momento che il cinema sta cambiando, andava proprio raccontato. Ed ancora questo aspetto del femminile mette in una situazione di…ecco, in qualche modo indica la storia di Anna Magnani. Lei stessa indica a noi tutte un modo d’essere più insubordinato, meno accondiscendente e penso veramente, che in questo momento serva.”
Ha avuto modo di parlare col figlio Luca e con la nipote?
“Si…ho incontrato Luca e la nipote, sono consapevoli che la madre appartiene a tutti noi oramai, non è solamente loro. Personalmente ho avuto molto rispetto per quanto riguarda il rapporto tra madre-figlio. Un rapporto molto complicato e complesso. Anche nel film.”
La cosa più bella della Magnani e se è ben ricordata nella sua professione nonché figura di donna.
“Non è ben raccontata. E’ vista tutta tempesta ed assalto, furore e passione mentre invece è studio, mondo del teatro, professionismo. Un’attrice che studia talmente bene, precisa e perfetta nei suoi personaggi, facendoli diventare estremamente veri.
Questo manca al nostro cinema, ed è per questo che oggi vedendola…”ma, davvero era così? Noi pensavamo che fosse sai…inventata, mentre invece creava appositamente, su misura i suoi personaggi.”
Tutto meno che improvvisazione.
“Esatto”.
La cosa bella sua?
“La verità, l’autodeterminazione, il voler essere com’era. Questo! Senza lasciarsi corrompere e fuorviare. Una cosa che dobbiamo imparare attentamente.”
Usciamo adesso fuori dai binari ‘Magnani’ domandole dell’inizio della sua professione con Strehler.
“Fece un’intervista al giornale dicendo: “cerchiamo quella ragazzina romana che tanto somiglia alla Ingrid Bergman”! Mi chiamarono e…guarda che sta parlando di te!”
Il resto è storia. Buon teatro e buon cinema.


