RIVIECCIO CONTRO I PREGIUDIZI NEL FILM “DA COSA NASCE COSA”,
Di Laura Caico
“Gli esami non finiscono mai”. Così asseriva Eduardo De Filippo nel 1973, nel titolo della commedia inserita nella raccolta Cantata dei Giorni Dispari: e ad Antonio Schiattaro, “l’uomo delle mozzarelle” titolare di un caseificio del casertano, la sorte – nelle vesti delle figlie Bianca e Gina e dei loro fidanzati, il ‘ coloured’ extracomunitario Camel e l’altoatesino Albert – riserva due prove difficili da superare per una persona legata alle tradizioni e ad antiquate credenze che sfiorano il razzismo. Questo il fil rouge del divertente lungometraggio “Da cosa nasce cosa”, prodotto da Antracine Film Industry con il produttore Eduardo Angeloni e co-prodotto da Real Dreams Entertainment S.r.l., con la fotografia di Giovanni Marzagalli (alias John Real) e il montaggio di Adriana Marzagalli, che l’eclettico Gino Rivieccio – in primo piano come brillante autore, regista, sceneggiatore (in tandem con Gustavo Verde e Alessandra D’Antonio) e interprete – ha portato sullo schermo cinematografico, proiettandolo in varie sale della Campania in un’intensa settimana di anteprime, a contatto con la stampa e con il suo pubblico di aficionados. Nel cast, oltre al travolgente Rivieccio, ecco Antonella Morea, Susy Del Giudice, Mariasole Pollio, Anna Gaia Sole, Lello Pirone, Luigi Attrice, Salvatore Lioniello, Mery Esposito, Giuseppe Sannino, Alessandra Ierse, Pauli Nauli: la pellicola (unico titolo italiano in programma durante la serata inaugurale. del Festival Internazionale del Cinema di Pompei 2025) – patrocinata dai Comuni di Merano, Villa Literno e Pozzuoli, con l’organizzazione esecutiva di Simona Cisale e la direzione di produzione di Davide Angeloni – è stata presentata anche in una movimentata serata svoltasi al Cinema Filangieri di Napoli, coordinata dall’ufficio stampa Massmedia Comunicazione e introdotta dal dinamico giornalista Sante Cossentino. In sottofondo nella commedia vibra sempre il tema della tolleranza – quanto mai necessaria in tempi contraddistinti da imponenti e inarrestabili fenomeni migratori – che obbliga il protagonista a rivedere certi suoi atteggiamenti e superate convinzioni, in nome della responsabilità genitoriale di cui si sente portatore e della felicità delle figlie, di cui è stato attento e geloso custode finchè l’amore non ha bussato ai loro cuori: malintesi, differenze culturali e scontri generazionali sono lo ‘zing’, l’elemento provocatorio che costringe un attonito Antonio a prendere coscienza del cambiamento dei tempi e della necessità di adeguarsi ad essi, pena la perdita della pace domestica e dell’equilibrio familiare.
Nel corso di un’intervista ai margini dell’affollatissima proiezione, Rivieccio ha dichiarato “Abbiamo superato gli stereotipi con la leggerezza che di solito contraddistingue la mia scrittura ma senza trascurare il messaggio di smontare i pregiudizi culturali, etnici, territoriali che ci sono tra Nord e Sud: due culture diverse e due identità diverse ma io dico sempre che il Nord ha bisogno del Sud e che senza il Sud il Nord non può andare da nessuna parte.”








