Corruzione e Violenza

In un mondo che sembra essersi avvolto in un atteggiamento di indifferenza verso la violenza e la crudeltà quotidiane, è lecito interrogarsi sul significato di tale condizione e sui suoi protagonisti. Ogni giorno si registrano omicidi, spesso perpetrati da minorenni, vendette personali, ruberie, truffe e una corruzione politica così radicata da rendere difficile la distinzione tra giusto e sbagliato. I condannati continuano a occupare postazioni di potere, mentre le ombre della camorra e della mafia si allungano su ogni settore della nostra vita sociale ed economica.
Il popolo, schiacciato sotto il peso di questa realtà oppressiva, sembra aver scelto una via di rassegnazione, accettando senza alcuna resistenza la condizione precaria in cui vive. È un popolo che, da sempre, ha preferito Barabba, e oggi si trova al fianco di una figura ancor più temibile: il Diavolo. Questi non è solo un simbolo del male, ma rappresenta un alleato col quale si cammina a braccetto, accettando compromessi e rinunciando ai propri ideali di giustizia e verità.
Se ci poniamo, ora, in un’ottica dantesca, sorgono domande affascinanti: come avrebbe giudicato Dante Alighieri i personaggi negativi di questa epoca, tanto afflitta e corrotta? La sua opera, ricca di simbolismi e allegorie, non potrebbe che collocare questi individui in uno spazio di condanna, ma a ben pensarci, ci si può chiedere se li avrebbe ritenuti anche solo degni di un posto nell’Inferno. Potremmo supporre che, invece, il Sommo Poeta, constatando l’entità della degenerazione morale, non avrebbe trovato nemmeno un cerchio adatto per ospitarli.
In una realtà in cui il male sembra prosperare indisturbato e in cui i valori di dignità e rispetto sono stati disattesi, l’eco della scelta di Barabba riecheggia con crescente intensità. La figura del “cavallo nero della biga alata” di Platone, simbolo di passioni irrefrenabili e di una società che corre verso il suo stesso annientamento, si erge a monumento di una sconfitta collettiva, laddove, lontano da ogni idealità, l’umanità pare aver scelto il proprio destino: vivere nella mediocrità e nell’accettazione passiva del male.
La riflessione sulla condizione attuale della società si fa pertanto urgente: è necessario risvegliare le coscienze, coltivare il pensiero critico e rivalutare il significato della giustizia. Solo così sarà possibile contrastare il dominio del Diavolo e restituire dignità a una comunità che sembra aver smarrito la propria direzione.

Gennaro D’Aria

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