La Vendetta e il Sacrificio Innocente: Un Tema Ricorrente nella Letteratura e nella Vita
La vendetta è una delle forze più potenti e distruttive dell’animo umano, capace di spingere le persone a compiere gesti estremi, spesso a discapito dei più innocenti. Questo tema non si limita ai corridoi della vita reale, ma pervade anche la letteratura, dai classici greci fino alle opere contemporanee. Un aspetto inquietante, presente in molte storie, è il sacrificio dei bambini come atto di vendetta. Un esempio emblematico è il mito di Medea, che Euripide ha reso immortale, ma che trova eco anche in narrazioni più recenti come “Medea di Portamedina” di Francesco Mastriani e ne “L’Innocente” di Gabriele D’Annunzio.
Nella tragedia euripidea, Medea è una figura complessa: una moglie tradita che si vendica del marito, Giasone, portandolo alla rovina attraverso l’uccisione dei loro figli. La sua scelta di colpire i figli può sembrare incomprensibile, ma riflette una logica di massima crudeltà, un tentativo di infliggere a Giasone il massimo dolore possibile. Questo sacrificio innocente diventa così il coronamento della sua vendetta, esprimendo un amore distorto che si trasforma in odio. Qui, il bambino diventa una vittima della guerra tra adulti, un simbolo di innocenza sacrificata su un altare di rancore.
Ritornando al contesto più recente, “Medea di Portamedina” di Mastriani si ispira ad un fatto di cronaca realmente accaduto a Napoli. In questo romanzo con il suo ingegno, riveste la mitologia classica, mantenendo viva la discussione sulle conseguenze devastanti della vendetta. I personaggi maschili e femminili sono incastrati in un vortice di emozioni compromesse, dove la sofferenza porta a scelte oscure. Mastriani, attraverso un racconto carico di drammaticità, riesce a evidenziare quanto le cicatrici emotive possano influenzare le azioni, trasformando l’amore in un’arma letale.
Ne “L’Innocente” di D’Annunzio, la vendetta assume una nuova dimensione. Tullio Hermil, spinto dall’ossessione e dal tradimento, della moglie, sacrifica il bambino avuto da Giuliana in un incontro amoroso con il suo amante. In questo contesto, la figura del bambino rappresenta non solo innocenza, ma anche tutto ciò che rimane dell’amore e della fiducia tra partner. La decisione di eliminare il simbolo dell’amore tradito oltrepassa il confine dell’umanità, rivelando quanto la vendetta possa corrompere totalmente l’anima. D’Annunzio esplora la psicologia dell’azione, rivelando un personaggio che perde sè stesso nel tentativo di riprendersi un potere che crede di aver perso.
Ma perché queste opere, antiche e moderne, sembrano sempre riproporre lo stesso schema? Forse perché, nel profondo, la vendetta è un istinto primordiale che trascende il tempo. Le vittime non scelte, i bambini, diventano manifestazioni tangibili del dolore degli adulti; essi pagano un prezzo insostenibile per le scelte di chi li ha messi al mondo. Questo sacrificio, seppur orribile, serve a dare voce all’inevitabile conflitto tra amore e odio.
Nei giorni nostri, assistiamo a episodi drammatici in cui madri, disperate e sopraffatte dal dolore e dalla rabbia, compiono atti devastanti, gettandosi nel vuoto con i propri figli. Questi atti, purtroppo, non sono che un eco delle storie narrate dai grandi autori, ripetute attraverso il teatro della vita reale. Si tratta di un ciclo che sembra senza fine, in cui i bambini sono, e sempre saranno, le prime vittime.
La letteratura, dunque, si fa specchio delle nostre più oscure paure e delle conseguenze delle nostre azioni. Le storie di Medea, Tullio Hermil e delle madri contemporanee ci costringono a confrontarci con il lato ombroso del nostro essere. Ci invitano a riflettere su come il sacrificio dell’innocente risulti un atto di ultima istanza, dove l’impotenza di fronte al dolore e al tradimento guida a scelte irreparabili.
In definitiva, la vendetta, in tutte le sue sfaccettature, continua a rimanere una parte integrante della nostra esistenza, colpendo i più vulnerabili e costringendo ciascuno di noi a considerare il prezzo del rancore, il valore dell’amore e il destino dei bambini, sempre innocenti nel dramma umano.
Gennaro D’Aria

