SCHIANO, UN INGEGNERE NAPOLETANO ALL’AVANGUARDIA
Di Laura Caico
Un protagonista assoluto della storia della città. Il nuovo libro dello scrittore e giornalista Piero Antonio Toma “Da Napoli nel mondo per ponti e strade” edito da Guida, presentato nella sede dell’Istituto di Cultura Meridionale a Palazzo Arlotta in via Chiatamone 63, illustra in modo piacevole e discorsivo la figura dell’ingegnere Ernesto B. Schiano, un uomo, un napoletano, un professionista, che ha saputo “fare la differenza”, proiettando Napoli nel novero delle metropoli più avanzate nel campo delle infrastrutture.
Dopo il saluto introduttivo dell’avvocato Gennaro Famiglietti presidente dell’Istituto di Cultura Meridionale, console Generale Onorario di Bulgaria e Segretario generale del Corpo Diplomatico Consolare Napoli-Campania, un nutrito gruppo di comunicatori, politici e docenti ha fatto ala al discorso dei relatori tra cui Antonio Bassolino già sindaco di Napoli e presidente della Regione Campania, il giornalista Marco Demarco già direttore del Corriere del Mezzogiorno, Amedeo Lepore professore della Luiss Guido Carli, Ordinario di Storia Economica dell’università Luigi Vanvitelli e lo stesso Ernesto Schiano protagonista dell’interessante volume. Come si evince dai dati raccolti e raccontati dalla brillante penna di Piero Antonio Toma, Schiano ha dotato Napoli di numerosi primati italiani ed europei, prendendo parte attiva alla realizzazione di grandi opere tra cui la creazione del Centro Direzionale, della Tangenziale, della Stazione Ferroviaria Centrale di piazza Garibaldi, del porto, dell’insediamento universitario di Monte Sant’Angelo, dell’aeroporto di Capodichino e del tratto iniziale dell’Alta Velocità Roma-Napoli, raggiungendo il punto più alto della modernizzazione della terra di Partenope.
Come ha ben detto Demarco “Schiano è un uomo-chiave dello Stato imprenditore, della pianificazione territoriale e delle Partecipazioni Statali, arrivato a raggiungere i vertici di molte importanti aziende poi inglobate nell’IRI, non risparmiato da attacchi personali e invidie ma generalmente apprezzato per la correttezza delle sue azioni, come ha scritto Toma”. Effettivamente, andando a ritroso nel tempo e ripercorrendo l’iter lavorativo di Schiano, si svela l’inedita personalità di questo geniale ideatore e costruttore che ha lasciato il suo imprinting innovativo ovunque il suo lavoro l’abbia condotto, dal recupero dell’area archeologica di Pompei, Oplonti, Ercolano, Stabia alla progettazione del Mose di Venezia, dalla costruzione dell’ascensore panoramico del porto di Genova progettato da Renzo Piano alle autostrade in Inghilterra e negli Stati Uniti, dall’ultimazione del ponte sul Bosforo in Turchia al porto di Sines in Portogallo, da ponti e strade nello Yemen e in Monzambico, a costruzioni avveniristiche in Iran, in Argentina, in Armenia, arrivando fino all’Australia: legatissimo a Napoli se n’è però dovuto spesso distaccare per questi suoi viaggi di lavoro intorno al mondo, risiedendo all’estero per lunghi periodi della sua vita.
Il Presidente della Fondazione SUDD Bassolino ha tracciato un quadro chiaro della prolifica attività di Schiano, delineando con lucidità accadimenti verificatisi durante i suoi mandati come sindaco di Napoli dal 1993 al 2000 e come governatore della Regione Campania negli anni dal 2000 al 2010 – il ventennio del nuovo “Rinascimento napoletano” – che dimostrano come la visione progettuale di Schiano sia stata anticipatrice dei tempi e avanti anni luce rispetto ai parametri di altre realtà contemporanee; Bassolino ha anche evidenziato con dovizia di argomenti come Schiano abbia esportato in tutto il mondo la sua civiltà infrastrutturale, rendendo Napoli un modello da studiare e da imitare, onorando la città e i suoi abitanti.
Marco Demarco ha poi raccontato il suo incontro con Schiano – dettato da una enorme curiosità nei suoi confronti – instaurando un parallelo fra le problematiche vicende delle Partecipazioni Statali spalmate nel quarantennio dal 1950 al 1992 e la progressione tecnica che questo ingegnere – straordinario quanto schivo – ha saputo imprimere alla terra di Partenope attraverso infrastrutture che valorizzano la città proiettandola in ambito internazionale, sottolineando che dietro a opere di grande impatto tecnico si cela la sapienza – non sempre visibile alla massa – di chi sa coordinare idee e realizzazioni pratiche, attuando concretamente ciò che poteva sembrare un sogno o un miraggio e che, invece, è stato reso possibile plasmando le città in nuove forme altamente evolute.
Demarco ha ribadito la filosofia di Schiano affermando che “a Napoli, città di mare, si dice che la nave che chiama l’equipaggio. Ognuno si comporta secondo quello che trova. In queste condizioni il degrado rischia di auto alimentarsi perciò la nostra grande responsabilità è mettere a sistema i grattacieli. Il riferimento specifico è al Centro Direzionale ma il senso metaforico è fin troppo chiaro: prendere il timone, tracciare la rotta, avviare i motori e non lasciarsi prendere dalla corrente. E’ proprio questo che Toma vuole evidenziare muovendosi con esperienza in un mare fin troppo agitato di ricordi, documenti e testimonianze.”
L’avvocato Famiglietti, analizzando la storia della città, ha rimarcato che oggi c’è bisogno di un nuovo rinascimento, che convinca i giovani a non lasciare Napoli per trovare lavoro lontano dalla patria o per studiare altrove con profitto grazie a stimoli positivi che Napoli non sa dare più: l’avvocato ha anche affermato che “ non bisogna farsi incantare dalla sirena del boom turistico perché si tratta di una Forza effimera: il turismo non può bastare e ai giovani bisogna dare certezze, lavoro, regole, protezione e tutto ciò passa dalla cultura. Nelle zone dei Decumani, di Spaccanapoli, della Sanità, ad esempio, stiamo raggiungendo i limiti delicati e preoccupanti dell’iper turismo che -soprattutto se sganciato dalla risorsa culturale e dalla qualità – può colpire gli strati popolari più deboli della città e determinarne l’espulsione dal centro storico: se non stiamo attenti, verrebbe a cambiare proprio l’identità storica di questi luoghi, un’identità che ha resistito a innumerevoli dominazioni e a tutto il ciclo storico delle conquiste straniere”. Il professore Lepore si è dichiarato d’accordo, aggiungendo che “un aspetto che mi tocca profondamente è quello dell’amore per questa città e mi provoca un dolore sentire che i giovani se ne vanno a studiare in un’altra università e in un’altra città. Sarà così finchè non cessa l’imperversare di questa minoranza di barbari che ci affligge ma noi abbiamo il dovere di opporci al loro strapotere e – come diceva l’avvocato Famiglietti – rispetto ai barbari è vero che stiamo perdendo ma dobbiamo metterci noi ancora più cuore e impegno per risollevare Napoli: questo dev’essere il nostro scopo principale.” In chiusura – dopo gli acuti interventi del Console onorario del Nicaragua Gerry Danesi, del presidente della Fondazione Castel Capuano Aldo De Chiara, del generale Francesco Bianco e della dirigente dello storico Istituto Bianchi professoressa Angela Procaccini – l’ingegnere Schiano, con il suo consueto atteggiamento di riservatezza, si è schermito con modestia dalle lodi, dai complimenti e dagli applausi riassumendo brevemente la sua folgorante carriera, affermando peraltro che “ non posso parlare di grandi successi perché io ho soprattutto coordinato – e poco – il lavoro di tanti altri: ho avuto fortuna questo sì … quella di trovare dei colleghi e dei collaboratori tutti molto più bravi di me.”

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